Chi ci segue conosce già Elisa Carrer e Mirko Sernagiotto, responsabili dell’Archivio Giuseppe Maffioli, la Fondazione che ha l’obiettivo di mettere in luce la figura di questo enogastronomo, attore, regista e scrittore. A tale scopo diverse sono le iniziative che negli anni sono state organizzate per riportare in auge la sua genialità e soprattutto per trasmettere alle nuove generazioni i valori a cui Maffioli teneva particolarmente.
Chi era Giuseppe Maffioli? Perché è così famoso?
Ci piace pensare che Maffioli (ndr. Padova, 1925 – Treviso, 1985) non “era” ma è un eroe invincibile e immortale che continua a rivivere nei suoi libri, nei ristoranti ai quali lui ha “dato vita” attraverso i suoi consigli, nei suoi piatti e nelle sue ricette. La sua celebrità è legata a doppio filo alla sua sapienza e alla sua erudizione che non si è fermata sulla carta ma ha preso forma in progetti ed eventi rivolti alla valorizzazione delle risorse del territorio. A lui dobbiamo il presente sia gastronomico sia culturale creato grazie al suo eterno sperimentare ed inventare.
Cosa significava essere gastronauta a quei tempi?
La cucina ai tempi di Maffioli stava piano piano prendendo forma; è stato lui a dare una direzione precisa alla gastronomia veneta. Questo significa che lui ha racchiuso nei suoi libri migliaia e migliaia di ricette che fino a quel momento erano tramandate da famiglia a famiglia. Lui ha introdotto la disciplina tra i fornelli e il piano di lavoro per far arrivare tali ricette fino ai nostri tempi. Le sue opere (una dozzina ma tra tutte “Il Ghiottone Veneto” e “Storia Piacevole della Gastronomia”) non solo raccolgono tutte le formule gastronomiche ma sono in grado di pennellare, attraverso la cucina, la storia del territorio, il suo tessuto sociale con le tradizioni, i segreti dello “star bene a tavola” e le linee guida per la condivisione.
In più, è il padre certificatore del tiramisù. Ha riportato nella rivista Vin Veneto nel 1981 la ricetta ufficiale chiamandola tiramisù.
Che tipo era Giuseppe Maffioli?
È difficile spiegare in poche righe la trasformazione che lui ha portato nella tradizione e nella cultura veneta in tanti anni. Uomo di cultura, appassionato di cucina, molto legato al teatro, scrittore e “umanista trevigiano”: così lo definisce Ulderico Bernardi. Ha codificato le ricette fondanti della cucina veneta e le ha divulgate, ha recensito le cucine di tutto il mondo, è entrato nei ristoranti del territorio dando loro una visione diversa sia commerciale sia culinaria. È stato ideatore, con altri suoi compagni di cultura, del festival della cucina trevigiana. Ha scritto una dozzina di libri di cucina che ancora oggi sono “la bibbia” della gastronomia veneta. È stato regista teatrale, ha fondato il primo sistema di quello che noi oggi chiamiamo “teatro stabile”. Ha ideato la struttura per il primo istituto alberghiero. Ha condotto diversi programmi televisivi e radiofonici sia dedicati alla cucina sia alla satira. E sì, è stato pure attore in diversi film celebri. Davvero è difficile racchiudere in poche righe la sua sensibilità per la bellezza, la sua passione per la vita, il suo gusto per le cose piacevoli e la sua creatività e lungimiranza originale. Erano questi gli ingredienti con i quali condiva la propria esistenza.
Ci raccontate delle attività della Fondazione?
Da anni la fondazione agisce attraverso iniziative legate al cibo. L’anno scorso abbiamo voluto operare in maniera diversa per raggiungere un pubblico diverso. Dopo diversi eventi conviviali, mostre e incontri abbiamo avuto l’idea di realizzare un fumetto che arrivasse ai più giovani, “Comic Tiramisù. Viaggio nella civiltà delle ville venete con il fumetto di Giuseppe Maffioli”. Vogliamo raccontare questo “ghiottone veneto” con un linguaggio diverso, più fresco, originale ed accattivante. Il libro quindi è il viaggio di Maffioli che prende vita in 10 storie diverse: ognuna racconta uno stralcio di storia che lo stesso Maffioli riporta nei suoi libri di Cucina Padovana, Veneziana e Trevigiana. È stato realizzato in collaborazione con il Treviso Comic Book Festival ed è pure un’antologia dei disegnatori veneti contemporanei perchè per ogni storia è intervenuto un artista diverso.
Come avrebbe terminato l’intervista il Maffioli?
A tavola, con le persone che amava, con un buon bicchiere di vino e una frase saggia tratta da uno dei suoi libri che hanno forgiato la sua cultura.