Clara e Gigi Padovani da una ventina d’anni nei loro libri divulgano la cultura del cibo e hanno dedicato uno dei loro successi editoriali al tiramisù, il dolce italiano più famoso al mondo. Gigi è un giornalista e critico gastronomico, componente del Centro Studi Nazionale dell’Accademia Italiana della Cucina e Accademico, per trent’anni caposervizio e inviato de “La Stampa”, ha vinto diversi premi e partecipa a numerosi programmi tv; Clara è una ex docente, ricercatrice di storia della cucina, che racconta in collegamenti con radio nazionali. Insieme, sono attivi sul web con i loro siti (www.claragigipadovani.com) e nei social con migliaia di follower e visualizzazioni. Sono stati definiti “la coppia fondente del food writing italiano” e hanno pubblicato oltre venti libri, alcuni dei quali tradotti in sei lingue. L’ultima loro pubblicazione è l’ Enciclopedia della nocciola (Mondadori Electa 2019). Dal 2017 hanno ideato per il 21 marzo, in coincidenza con l’inizio della Primavera, il Tiramisù Day: una festa che vuole contribuire alla diffusione di un piatto che fa parte degli orgogli del Made in Italy
Nel corso della vostra carriera avete scritto di molte eccellenze italiane, ma che cosa rappresenta il tiramisù per il made in Italy?
Abbiamo raccolto tante storie interessanti nel nostro libro, uscito nel 2016, e siamo felici che questo abbia risvegliato un grande interesse nel Nord Est dell’Italia per questo dolce della pasticceria casalinga. Oggi viviamo in un momento difficile per il nostro Paese, siamo tutti angosciati per l’emergenza sanitaria che ci ha colpito, però pensiamo che ci aiuti a sopportarla meglio anche il regalarci un momento di dolcezza, preparando tutti, nelle nostre case, questo semplice capolavoro di infinita golosità. Iginio Massari, il fondatore dell’Accademia Maestri Pasticceri, ci ha dichiarato, per il nostro libro: ‘Ormai è un dolce sociale, al di là di ogni battaglia sulla paternità o maternità. Il tiramisù appartiene a tutte le mamme, è il dolce dell’amore, della famiglia italiana’. Ormai ha superato i confini nazionali, diventando patrimonio dell’umanità. A partire dagli Anni ‘80/’90 ha raggiunto la popolarità in tutto il mondo, trasformandosi in un “italianismo gastronomico” presente in 23 lingue, come pasta e pizza (che vantano natali ben più antichi).
Si può dire che siete stati i primi a dedicare un libro al tiramisù? Come è nata l’idea?
Da quando abbiamo iniziato a dedicarci alla nostra passione di food teller con video, articoli, libri, eventi, abbiamo anche viaggiato molto: Stati Uniti, Russia, Sud America, Argentina, Cina, Australia, Nuova Zelanda, oltre ai Paesi europei come Spagna e Francia. Abbiamo così constatato come il tiramisù sia protagonista in tanti ristoranti (non solo italiani) e pasticcerie. Così ci siamo detti: perché non cerchiamo di saperne di più su questo dolce? Dove è nato, quando? Senza preconcetti, abbiamo cercato sui nostri libri di casa, una biblioteca culinaria di circa duemila volumi, e poi con interviste dirette siamo riusciti a ricostruire un filo che ci ha portato in Lombardia per il mascarpone, quindi in Friuli Venezia Giulia e in Veneto.
Abbiamo letto che per raccogliere testimonianze e materiale per il libro, avete viaggiato in tutto il nord-est d’Italia ed incontrato tutti i personaggi che ne rappresentano la storia vivente. Che ricordi avete?
È stata un’avventura emozionante e, come sempre, abbiamo basato il nostro lavoro su fonti documentali e interviste dirette. I figli delle cuoche e dei cuochi friulani o veneti ormai scomparsi, di Tolmezzo (Ud), di Pieris (Go) o di Treviso, sono stati prodighi di memorie, testimonianze e documenti originali e ci hanno accolto nelle loro case e nei loro ristoranti come fossimo dei ‘liberatori’, che finalmente riscoprivano la loro storia ormai da troppo dimenticata. E dai grandi chef stellati italiani e stranieri (da Francia, Spagna, Slovenia Stati Uniti, Argentina, Cina, Giappone) ai quali abbiamo chiesto la loro ricetta ‘creativa’ abbiamo trovato un’entusiastica adesione. Questo ci ha permesso di scrivere un libro ‘corale’ con tante testimonianze da tutto il mondo, che abbiamo anche raccolto in video sul sito www.mytiramisu.it.
Avete promosso il Tiramisù Day che viene celebrato ogni anno il 21 marzo, il primo giorno di primavera, e coinvolge appassionati da tutto il mondo. L’idea è nata prima del libro?
No, l’idea è nata quasi per caso, dopo l’uscita del libro che ha suscitato accesi dibattiti e polemiche tra regioni, che sinceramente non ci aspettavamo: ci siamo detti che sarebbe stato giusto dedicare un ‘food day’, come ne sono stati creati tanti soprattutto negli Stati Uniti, anche a questo dolce. E quale migliore giorno, se non quello che sancisce l’arrivo della primavera? Abbiamo trovato il sostegno degli store di Eataly in tutto il mondo nel 2017, con eventi a New York e Trieste. Nel 2018 lo abbiamo celebrato a Fico Eataly World di Bologna con i sindaci di Tolmezzo e di Treviso per una amichevole sfida, vinta dalla città veneta. Nel 2019 abbiamo replicato la festa a Fico, con i ‘pistoccus’ dalla Sardegna e i savoiardi piemontesi, per un’altra tenzone giocato da due istituti alberghieri: sul podio i biscotti sardi. Quest’anno, per la drammatica situazione creata dal coronavirus, ci atteniamo all’indicazione #iorestoacasa: celebriamo il #tiramisuday in famiglia, preparando ricette classiche o creative.
Dalla vostra esperienza, quanto diffuso è il tiramisù nel Mondo?
E’ davvero molto popolare, come abbiamo potuto constatare. E anche sul web è tra le parole italiane più ricercate ovunque. Negli Stati Uniti è diventato famoso dopo una battuta pronunciata da Tom Hanks nel film di Nora Ephron Insonnia d’amore (1993), in Giappone dagli Anni Novanta sono sorti locali con questo nome, in Cina e in Olanda hanno girato dei film intitolati Tiramisù, in Vietnam ha dato il nome a una band di musica rock, è oggetto di sfide per il Guinness World Record in Italia e nel mondo. Un successo davvero sorprendente e magico.
In finale, di chi è il tiramisù? Dei Veneti o dei Friulani?
E’ un monumento del patrimonio gastronomico italiano, appartiene a tutti noi. Dal punto di vista storico è stato creato dalla ristoratrice friulana Norma Pielli, nell’Hotel Roma di Tolmezzo (abbiamo trovato le ricevute del 1959) anche se a Pieris di San Canzian d’Isonzo lo chef Mario Cosolo realizzò una Coppa Vetturino che battezzo ‘Tirime su’ già nel 1950 (c’è una prova fotografica). Anni dopo è comparso in due locali di Treviso, Al Camin, con la Coppa Imperiale (1958) della cuoca Speranza Bon, e infine la versione classica alle Beccherie della famiglia Campeol, per mano di Loli Linguanotto e Alba Di Pillo (1970 circa). La prima ricetta pubblicata compare nel 1981 su una rivista trevigiana, “Vin Veneto”. E sono stati i veneti, soprattutto a Venezia, ad averla diffusa nel mondo. Questa è la storia documentata, tutto il resto è leggenda. Perché si possa datare un piatto occorre trovare una ricetta scritta, e in nessun trattato di cucina compare il tiramisù prima del 1983.
Ma chi è dei due che prepara il miglior tiramisù? Che ricetta preferite?
Gigi: “Lascio la parola a Clara, io in cucina pelo le patate o sbatto le uova, poi fotografo i piatti che lei prepara”.
Clara: “Nel libro abbiamo pubblicato le quattro ricette originali, e quelle rimangono le mie preferite. Ho anche creato delle ‘commistioni’, spero che veneti e friulani mi perdonino. Ma dopo l’ultimo nostro libro, un trattato a 360 gradi su uno dei tesori del nostro Paese, la Corylus Avellana, dal titolo Enciclopedia della nocciola, mi piace condividere con i lettori del vostro sito la ricetta che vi ho pubblicato, con una crema alla nocciola.
Anche noi della Tiramisù World Cup proprio per permettervi di divertirvi da casa, per il Tiramisù Day vi sogliamo sfidare nel contest “Il tiramisù più bello di Instagram”. Clicca qui e potresti essere proprio tu il vincitore!